lunedì 15 febbraio 2010

ITA/"Rosa fresca aulentissima" secondo Dario Fo (in Mistero buffo)

Nel 1997, l'Accademia svedese motivava l'assegnazione a Dario Fo del Premio Nobel per la letteratura tra l'altro con le seguenti parole: “A Dario Fo… che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati”. Il riferimento era soprattutto (anche se non solo) a Mistero buffo, senza dubbio l'opera più famosa di Dario Fo: si tratta di un monologo teatrale, concepito come una “giullarata popolare”. Alla base del testo sta la tesi dell'esistenza di una cultura popolare, vero cardine della storia del teatro, che secondo Fo è sempre stata posta in piano subalterno rispetto alla cultura ufficiale. L'opera consiste in una serie di monologhi, molti dei quali ispirati a episodi del Vangelo (o dei Vangeli apocrifi), riletti in chiave parodistica e satirico-grottesca: La resurrezione di Lazzaro, Il primo miracolo di Gesù Bambino, La Madonna incontra le Marie, Maria alla Croce, La strage degli innocenti. Altri episodi molto celebri: La nascita del giullare; La fame dello Zanni. Per l'opera Fo, sull'esempio dei giullari medievali, crea una lingua d'invenzione, il grammelot, che fonde insieme mimica, gesto, espressioni onomatopeiche e parole inventate, intrecci di lingue e dialetti (nel caso del Nord Italia).

L'opera fu rappresentata per la prima volta nel 1969 e conobbe subito grande successo e innumerevoli repliche; negli anni subì modifiche ed integrazioni. Tra i monologhi inseriti in seguito, quello che oggi apre il testo, in cui Fo illustra e commenta il famoso Contrasto di Cielo d'Alcamo “Rosa fresca aulentissima”:




Il testo è leggibile su Classicitaliani.

A seguire altri monologhi da Mistero buffo:












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